Al posto del Pil c’è la Economic Fitness

Che il PIL non sia funzionale alla misurazione dello stato di salute di un Paese ormai è cosa nota, ma ci sono voluti oltre 50 anni perché venisse adottata una nuova metodologia per la valutazione del benessere delle nazioni.

La Economic Fitness and Complexity, metodologia che attraverso dati e machine learning misura lo stato di salute di un Paese è stata sviluppata dal team di fisici iRagazzi 4.0, guidati da Luciano Pietronero, presidente del Centro Fermi e sostenitore di ricerche e scoperte anche a cavallo tra discipline umanistiche e scientifiche. «La Economic Fitness è una metodologia che analizza una serie di indicatori per descrivere la realtà economica e sociale di un Paese. [Per l’analisi] abbiamo deciso di fare un’operazione abbastanza originale nell’ambito dei big data, cioè li riduciamo per cercare quelli essenziali, […] invece di aumentare l’informazione abbiamo cercato di diminuire la confusione. – spiega Luciano Pietronero, e aggiunge – Il PIL misura quanti soldi hai in tasca, ma con tutti i limiti e i pregi che questo può avere. La Fitness è un indicatore di capacità reali che implica anche una prospettiva etica per la finanza.»

Questo modello è stato recentemente adottato anche dall’Unione Europea, che lo utilizza come base per la valutazione dell’efficacia e dell’impatto dei Recovery Plan. L’ottica di questa analisi non è più economica in senso stretto e si è segnata così la strada verso “un’economia della conoscenza”, come la definisce il professor Pietronero, che permette di misurare anche la capacità della popolazione di sfruttare il proprio ingegno e la propria creatività nello sviluppo di beni e servizi.

«Ciò che ne faremo dipende da noi: se sapremo sfruttare le risorse che abbiamo, la situazione sarà piuttosto positiva. – commenta il fisico – Oggi nell’ICT siamo circa venticinquesimi al mondo, ma quello che possiamo predire è che l’Italia nei prossimi 5-10 anni potrebbe essere nella Top Ten mondiale. Questo significa che abbiamo il potenziale per uno sviluppo importante del settore, bisogna però evitare che le menti migliori vadano via, creando le condizioni affinché i giovani abbiano le stesse opportunità di successo che avrebbero all’estero anche a casa nostra.»

Jasmine MILONE

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