Tutto viene digitalizzato, ma l’uomo resta il centro

Uno spettro si aggira per il mondo: lo spettro della digitalizzazione! Possiamo sintetizzare così, parafrasando Karl Marx, la (quarta) rivoluzione industriale in corso; ogni attività, lavoro, azione della nostra giornata è ormai pervasa dal digitale: salutiamo Alexa al mattino, scegliamo su Netflix il film per la nostra serata, ordiniamo su Glovo il sushi per cena, spendiamo ore sullo smartphone tra social, acquisti on-line e e-mail.

E’ possibile quindi (ri)pensare vita e lavoro in un’ottica in cui ritorni la centralità dell’uomo?

La società digitale ha portato con sé nuove frammentazioni, a partire dalla digital divide, che non esclude solo chi non può accedere ai servizi online a causa del reddito, ma anche chi pur avendo le risorse non ha le conoscenze essenziali per navigare in rete. E un’altra grande spaccatura: la distanza tra centro e periferia. La connessione diventa prioritaria per il business (si parla di “smart-cities”), quindi i servizi sono sempre più centralizzati e integrati tra loro, così chi si trova nelle periferie è  svantaggiato in termini di opportunità, servizi e cultura. Ultimo ma non meno determinante è la mancanza di autocoscienza in quanto, nonostante la consapevolezza diffusa dei rischi, spesso gestiamo in modo incauto i nostri dati personali o ci approcciamo in modo disinteressato alle tematiche del digitale o dell’aggiornamento professionale, noncuranti dell’esclusività di questo sistema che taglia fuori repentinamente dal mercato interi settori, lavorazioni e attività.

Che fare dunque? A mio avviso, la priorità è rendere coscienti tutti i lavoratori che non si tornerà indietro dal digitale. Noi operatori del sociale, dobbiamo impegnarci per fornire su larga scala gli strumenti operativi necessari ad essere autonomi e intraprendenti. Infine, interrogarci su quale direzione stiamo prendendo nel rapporto tra on-line o off-line, condivisioni, privacy, sicurezza…

Il futuro è adesso: la sfida per noi è comprendere chi sono oggi gli “scarti” da ascoltare, accogliere, accompagnare.

 

Claudio FUMAROLI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *