Un robot per amico

In un futuro – che non sembra troppo lontano – i robot saranno nostri alleati sin dalla prima infanzia. Questa è la notizia che emerge da uno studio sviluppato grazie alla collaborazione tra l’Università Cattolica e alcune Università giapponesi.

Uno dei primi segnali di integrazione nella società è il manifestarsi della capacità di comprendere l’altro a partire dallo sguardo, interpretare ciò che le persone intendono fare non è un’abilità innata ma viene sviluppata tramite l’osservazione di chi ci circonda durante i primi anni di vita. Negli ultimi anni ci si chiede sempre più spesso se vi possano essere interazioni efficaci con i robot sin dalla giovane età e se questi possano, con il tempo, diventare un sostegno alla genitorialità moderna. Le ricerche fino ad ora condotte hanno dimostrato che quando gli oggetti presentano caratteristiche antropomorfe i bambini si approcciano ad essi applicando le regole dell’interazione umana, le medesime che applicherebbero nel caso si relazionassero con altri bambini, facilitando così la socializzazione nelle nuove generazioni. 

Inoltre, anche la realtà virtuale sembra essere diventata una risorsa per i genitori di oggi. La FDA, ente statunitense responsabile per la regolamentazione di prodotti alimentari e farmaceutici, ha recentemente approvato il primo game-based digital therapeutic device, ovvero il primo trattamento terapeutico eseguito essenzialmente tramite un videogioco. Il gioco si chiama EndeavorRX ed è uno strumento utile ai pazienti pediatrici con sindrome da deficit di attenzione (ADHD), aumentando l’attenzione nei bambini nella fascia di età tra i 6 agli 11 anni. Questi primi risultati permettono di ipotizzare un rapporto ancor più stretto con la tecnologia nella nostra quotidianità sin dall’infanzia. Dalle fasi di prima socializzazione alla medicina riabilitativa infantile i bambini sembrano coinvolti e stimolati da questi “sostituti hi-tech”: saranno i robot la risorsa per l’educazione delle nuove generazioni?

 

Jasmine MILONE

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