Cataloghi dei beni archeologici con droni aerei e subacquei

Documentare il patrimonio archeologico italiano? Si può, grazie all´utilizzo delle nuove tecnologie.

È quello che sta facendo il Team DIRECT del Politecnico, che si trova in Puglia, al fianco dei colleghi del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università del Salento, con cui esiste una convenzione interdipartimentale per svolgere attività di rilievo tridimensionale del patrimonio archeologico sommerso per le Digital Humanities.

Il lavoro sul campo è stato svolto da una squadra composta da Filiberto ChiabrandoNannina Spanò e Alessio Calantropio (PhD Beni Architettonici e Paesaggistici) del Dipartimento di Architettura e Design-DAD e da Andrea Lingua e Paolo Maschio del Dipartimento di Ingegneria dell’Ambiente, del Territorio e delle Infrastrutture-DIATI, con la collaborazione delle studentesse e degli studenti del team DIRECT, coinvolti nell’attività sul campo per una reale esperienza di “learning by doing”.

Il Team DIRECT – Disaster and Recovery Team è composto da studenti di Ingegneria e Architettura e opera nel campo della Geomatica applicata al Disaster Management. Durante questa missione ha avuto modo di testare sul campo strumenti, metodi e tecniche innovativi della Geomatica per rilevare con precisione e accuratezza alcuni siti archeologici sommersi. Le attività sono state svolte presso la Riserva Naturale dello Stato – Oasi WWF Le Cesine e l’Area Marina Protetta (A.M.P.) di Porto Cesareo. Attraverso l’impiego congiunto di droni subacquei e di droni aerei, dotati di sensori ad alta risoluzione nel visibile e multispettrali, il team ha raccolto dati e immagini di una nave romana lapidaria, che al momento dell’affondamento trasportava 5 colonne, e di un importante molo romano. A partire dai dati raccolti sarà possibile elaborare modelli 3D e ortofoto utili agli studiosi dell’UniSalento – coordinati dalla professoressa Rita Auriemma – per l´attività di documentazione e studio dello stato di conservazione delle emergenze archeologiche, come già fatto insieme al Politecnico lo scorso anno con la nave romana sommersa monitorata a Torre Santa Sabina, in provincia di Brindisi.

R.V.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *