L’Unione e l’«AI act»

A seguito del via libera alle raccomandazioni sull’intelligenza artificiale, approdate a Strasburgo a maggio, i due co-relatori del Parlamento europeo sulla legge sull’intelligenza artificiale (AI act), spingono perché questa venga approvata entro fine anno. I 3.003 emendamenti presentati nel progetto di relazione congiunta fanno però intuire che i negoziati saranno ancora lunghi e che la normativa potrà essere frutto solo di un lavoro di compromesso tra gli interessi divergenti dei gruppi politici coinvolti.

L’elenco dei sistemi di intelligenza artificiale che l’UE vieterà sul proprio territorio potrebbe anche crescere, nonostante i disaccordi radicali su questo tema. Tra i tanti, l’identificazione biometrica sarà un negoziato particolarmente difficile. La Commissione ha proposto di vietare l’uso di sistemi di identificazione biometrica a distanza “in tempo reale in aree accessibili al pubblico”, tranne nei casi in cui tali sistemi siano utilizzati per cercare vittime, “prevenire una minaccia specifica, sostanziale e imminente alla vita o alla sicurezza” dei cittadini, o identificare o perseguire l’autore di un reato. Viene però ancora sostenuto da alcuni gruppi il divieto di tutti i sistemi di identificazione biometrica. Per quanto riguarda le sanzioni amministrative da applicare a chi viola questi divieti, le posizioni sono altrettanto disparate.

Altre grandi battaglie in corso riguardano la definizione dei “sistemi ad alto rischio” e gli aspetti legati alla governance, in particolare in riferimento alla futura Commissione AI. In ogni caso, tutti gli eurodeputati convergono su alcuni punti: “l’AI dovrebbe incentrarsi su come esplorare l’enorme potenziale della tecnologia a sostegno degli esseri umani”, ed è fondamentale che l’Unione Europea, finora rimasta indietro nella corsa globale per la leadership tecnologica, si attivi concretamente per evitare il rischio “che le future norme tecnologiche vengano sviluppate altrove e da attori non democratici”.

Jasmine MILONE

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