Trasformazione digitale, una Dichiarazione europea

Prosegue il cammino dell’Unione Europea rispetto alla trasformazione digitale con un atto di indirizzo firmato dai vertici della politica continentale. Consiglio, Parlamento e Commissione sottoscrivono una dichiarazione che sancisce i principi del mondo online: l’obbiettivo è accompagnare e stimolare una trasformazione sicura e protetta che metta al centro le persone restando in linea con i valori dell’Europa e delle sue istituzioni.

La dichiarazione include, tra gli altri, riferimenti alla sovranità digitale in modo aperto, al rispetto dei diritti fondamentali, allo stato di diritto e alla democrazia, all’inclusione, all’accessibilità, all’uguaglianza, alla sostenibilità, alla resilienza, alla sicurezza, al miglioramento della qualità della vita, alla disponibilità di servizi e al rispetto dei diritti e delle aspirazioni di tutti. “La trasformazione digitale – spiega la Commissione – interessa ogni aspetto della vita delle persone. Offre opportunità in termini di miglioramento del benessere personale e di maggiore sostenibilità e crescita, ma può anche generare rischi ai quali occorre dare una risposta di politica pubblica”. Affinché non si tratti solo di parole, pur nobili, e per conseguire gli obiettivi del 2030 la Commissione monitorerà i progressi compiuti e riferirà in proposito mediante una relazione annuale sullo “stato del decennio digitale”.

Il dato forse più interessante e significativo è l’indicazione secondo la quale la dichiarazione fungerà da guida per l’Unione Europea nelle sue relazioni internazionali. La politica estera europea è il tasto dolente dell’integrazione del vecchio continente con un mai davvero raggiunto equilibrio tra gli interessi degli stati e quello complessivo dell’Unione. In alcuni frangenti, come la guerra in Ucraina, la politica continentale è stata capace di esprimere una posizione univoca salvo poi, nelle more del conflitto, agire spesso in ordine sparso rispetto a questioni derivate, ma decisive, come quelle energetiche.

La trasformazione digitale è un oggetto molto complesso da gestire e la portata dei cambiamenti tale per cui vi è una incidenza diretta sulla vita dei singoli che non può essere governata dall’azione di un governo nazionale avulso dal contesto internazionale. Investimenti, costi, infrastrutture, connessioni globali, scenari geopolitici e strategici rendono impossibile ad un singolo stato, pur importante e capace sotto molti profili, di muoversi in autonomia. Se l’Europa vuole pesare davvero non può che muoversi all’unisono dovendosi confrontare con Stati Uniti e Cina, che per investimenti e posizionamento strategico sono dominatori assoluti. Che si tratti delle grandi imprese del digitale per gli Usa o della padronanza del mercato dell’hardware per la Cina, l’Europa sta nel mezzo senza poter essere neppure lontanamente indipendente dai due colossi e, dunque, politicamente chiamata ad un gioco degli equilibri non facile.

La posizione europea sul tema del digitale è del tutto originale rispetto ai competitors e l’insistenza su alcuni valori, laddove influenzasse concretamente le politiche digitali nella loro valenza geopolitica e di relazioni internazionali. Una partita dunque per nulla semplice ma probabilmente vitale affinché la cultura europea, se davvero esiste, possa continuare ad avere quartiere e poter esprimersi compiutamente nei prossimi decenni. La sfida politica, lanciata da subito dalla presidente Ursula von der Leyen compie un nuovo passo, apparentemente non così significativo, ma in quell’addentellato internazionale, cruciale. Vedremo la concretezza di questi fatti, nella speranza e con l’auspicio che i fondamenti dell’Unione, che culturalmente così tanto appartengono alla tradizione giudeo cristiana a cui apparteniamo, possano davvero custodire la centralità della persona umana anche e soprattutto nel mondo digitale, nel mondo di oggi e di domani come tutti sperimentiamo nella nostra feriale quotidianità.

Don Luca PEYRON

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