Dal digitale in presenza, la sfida dei missionari che «abitano» la rete

La quinta puntata del nostro resoconto de La Chiesa ti ascolta ovvero il sinodo nell’ambiente digitale rende ragione della voce dei lontani.

Il Sinodo Digitale ha cercato di ascoltare coloro che si sentono lontani e non rappresentati all’interno della Chiesa. Tra loro ci sono diversi gruppi. Abbiamo avuto l’opportunità di fare un “ascolto discernente” di coloro che si sentono emarginati, alle periferie della Chiesa. Chi crede senza appartenere non si considera parte dell’istituzione ecclesiale, vive una fede individualista e si avvicina ad essa solo in caso di situazioni critiche nella loro vita o in occasione di celebrazioni a carattere prevalentemente sociale. Alcuni affermano: “Credo in Dio, ma non nella Chiesa”. A un certo punto della loro vita hanno incontrato un evangelizzatore digitale e, a poco a poco, hanno iniziato a seguirlo. Questi evangelizzatori del mondo digitale, come veri pastori di un gregge, hanno forgiato vere e proprie comunità in cui la fraternità e la comunione stanno crescendo.

La mancanza di strutture e gerarchie nello spazio digitale fa sì che queste persone lontane pensino e sentano di non appartenere ancora alla Chiesa. Non sempre riescono a passare dal digitale alla presenza. In ogni caso, poiché il digitale incoraggia la presenza e poiché lo Spirito di Dio è presente negli ambienti digitali, questi credenti possono avvicinarsi alla comunione eucaristica.  Tra i lontani ci sono coloro che non hanno religiosità, atei e agnostici e coloro che non hanno mai ricevuto l’Annuncio. Sono forse i più remoti tra i remoti. I primi vivono pacificamente nell’indifferenza religiosa. Forse non hanno mai ricevuto l’Annuncio. Gli atei e gli agnostici hanno una posizione più riflessiva. Si muovono tra l’indifferenza e la critica alla Chiesa.

La sfera ecclesiale digitale a volte riceve le sue critiche e la sua indifferenza così come le altre sfere ecclesiali. Altre volte, attraverso l’azione del Signore Gesù e il servizio dei missionari digitali, vi scoprono una via di Primo Annuncio che suscita in loro la fede. Sono apprezzati i membri della Chiesa che incoraggiano il dialogo aperto nell’ambiente digitale. Tuttavia, è stata rilevata la mancanza di comprensione e di ascolto da parte di alcuni evangelizzatori. Ritengono che non sia ancora uno spazio accogliente per chi proviene da percorsi diversi. Vedono l’ascolto come una mera “pratica cristiana”, ma che non corrisponde alla realtà e si fa notare che la Chiesa spesso pretende di evangelizzare senza dialogare e che non c’è comunicazione orizzontale. C’è una divergenza nella percezione dell’atteggiamento della Chiesa: sui social network sembra accogliente, ma di persona non è percepita come tale. Si nota una mancanza di formazione per l’accompagnamento di coloro che subiscono discriminazioni. Il linguaggio utilizzato dalla Chiesa è considerato istituzionale e unidirezionale, il che lo rende difficile da comprendere per coloro che non hanno familiarità con i termini ecclesiali. La testimonianza di un giovane riporta: “Se la Chiesa è come un padre…. I giovani preferiscono parlare con gli amici”.

Il rapporto tra i credenti sui social media è visto come conflittuale da coloro che non praticano la religione. Essi ritengono che la fede sia spesso usata per scopi personali che riflettono il fanatismo o il risentimento. I gruppi approfittano della differenza per respingere le altre credenze e attaccare l’altro. Questo atteggiamento non contribuisce a costruire ponti di dialogo.

(5/continua)

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