L’Intelligenza Artificiale e il male minore

Le istanze etiche, sul piano giuridico, rappresentano un aspetto che si pone al crocevia tra la filosofia e la sociologia, toccando aspetti relativi all’etica della soluzione perseguita dalla macchina nell’ambito di un problema.

Il concetto di etica si pone, invero, come un dato metagiuridico. Il diritto risponde infatti a criteri di equità e di giustizia che si pongono all’interno di un sistema giuridico positivo (esistente e vigente), quale espressione di norme giuridiche imposte dal Legislatore. Le scelte normative di quest’ultimo, risentono della primaria esigenza di regolare rapporti giuridici, sulla spinta di istanze “etiche”, “sociali”, “culturali” quali espressioni delle persone aderenti ad una Comunità giuridico-sociale. 

Nel nostro sistema giuridico, non esiste alcuna disposizione che, a priori, risolva il dilemma della scelta (etica) del c.d. “male minore”. Non è etico demandare la scelta ultima ad un’AI, trattandosi di problemi che spesso prevedono più soluzioni concomitanti e riconducibili a scelte che (per motivi contingenti e variabili) non possono essere univoche o sempre valide in qualsiasi condizione di tempo o di spazio. 

Qualche esempio può aiutare a comprendere meglio detto pensiero; si pensi alla situazione pandemica nelle cui “ondate” si è creata talora una insufficienza di posti letto in ospedale, a fronte di un eccesso della domanda di ricovero. Quid iuris

Ecco che il dilemma (della scelta) del male minore, non è demandabile ad una macchina. Ma quand’anche la soluzione della questione fosse lasciata a quest’ultima, è evidente che la stessa agirebbe in base ad algoritmi e programmi pur sempre frutto di una intuizione umana, dovendo concludere che al momento la macchina dotata di AI non possa affatto sostituire l’uomo in ogni sua azione.   

Ma un esempio ancora più efficace, a parere di chi scrive, è tratto dalla storia di tutti i tempi, dal Libro dei libri allorchè le Scritture testimoniano che Pilato nell’accettare la decisione della assemblea popolare di mettere in croce il Cristo e così seguendo la volontà del Sinedrio, invece che Barabba (sì seguendo il proprio giudizio intento a salvare un innocente – senza colpa, invece che un colpevole) ha dovuto procedere, “lavandosene le mani”, alla scelta del “male minore” che, per lui, era quello di evitare che potesse verificarsi una sollevazione popolare in un momento di tensione tra popolazione ebraica ed Autorità romana. 

Per Pilato il male minore era evitare che ci potessero essere conseguenze pregiudizievoli per l’Autorità romana, nel presupposto che tanto uno dovesse essere comunque messo in croce (Cristo o Barabba).
L’assurdo,  a conti fatti,  è che Pilato ha finito col perseguire, in modo inconsapevole e nel raggiungimento di una finalità contingente,  il “male minore” in accezione soteriologica, perchè la messa in croce del Cristo, nell’esecuzione del Disegno divino, ha permesso di salvare l’umanità riscattandola avanti a Dio.

Ovviamente la scelta di Pilato desta orrore, dal momento che è orribile pensare che un innocente senza colpa alcuna (o meglio accusato di blasfemia) venga sacrificato al posto di un colpevole, secondo criteri squisitamente contingenti. Ma poi, alla fine dei conti, la scelta è stata così errata, viste le sue più vaste conseguenze?

Il tutto sostanzialmente in ordine a due argomentazioni: da un lato, la scelta del cd “male minore” è sì relativa, e dall’altro è poi possibile demandare il tutto ad una macchina, solo per una ricerca di deresponsabilizzazione. Il vero problema, forse è la paura di contenere il danno, ma ancor di più, è considerare questi temi in termini “dannosi”. La scienza deve fare il suo corso, e la tecnologia progredire; il tutto finalizzato ad un “bene comune”, a servizio dell’uomo chiamato a rispondere a D-io. 


Avv Chiara PONTI

IT Legal e nuove tecnologie

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