Quale esperienza di Dio nella rete?

In una società friabile in cui la memoria esiste solo come computer, è più difficile tenere viva la prospettiva storica anche di quei vissuti che affondano le loro radici nella memoria culturale più profonda. L’idea del “potenziamento” della vita umana si spinge fino al punto di voler conquistare con la tecnologia un’immortalità da Homo Deus. Non più Dio che si è fatto uomo, ma l’uomo che ritiene di aver acquisito poteri antropo-poietici sempre più simili a quelli un tempo attribuiti all’onnipotenza divina.

In tale contesto, dire Dio è dire la volontà umana di potenza. Il potere della tecnica di per sé non è un potere alienante, ma è certo che l’Homo-deus è privo di memorie archetipiche. A partire da Bonhoeffer, la teologia della “morte di Dio” ha riproposto, nell’età della secolarizzazione, la morte delle immagini di Dio costruite dalle singole culture per far posto al “Dio del silenzio”, al “Dio-assente”, al “Dio-che-muore” per far nascere un mondo diverso.

L’approccio post-teista della teologia protestante novecentesca ha le sue scaturigini nella teologia del domenicano medievale Eckhart, che pregava Iddio che lo liberasse da Dio, affinché Iddio fosse al di sopra del Dio concepito come le sue creature.  La ricerca di Dio avrà il suo futuro nel Web e non più nelle chiese di pietra della tradizione? Già ora la «religione in Rete» si distingue dalla nascente «religione della Rete», dove bisogna essere presenti con le proprie cyber-teologie, con le proprie esplorazioni personali. La religiosità che vi entra ne risulta in ogni caso trasformata.

Nella rete è lo strumento che cambia il messaggio e il modo di fare esperienza religiosa. Sarà una spiritualità senza dio e senza rappresentazioni divine? Quasi a ricordare che già nell’atto creatore degli inizi, l’Iddio dei cieli si ritirava per lasciar esistere la libertà del creato, lasciando ad ognuno il suo cercare altrimenti. Ma la via della ricerca religiosa del Web che ci attende, così ipnotizzata dalle immagini, rischierà invece di moltiplicare all’infinito le immagini degli dei?

 

Luigi BERZANO, Università di Torino

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