La terza puntata del nostro resoconto de «La Chiesa ti ascolta» ovvero il Sinodo nell’ambiente digitale tocca oggi la posizione della Chiesa nella contemporaneità che è sempre più, come sappiamo, contemporaneità digitale.
La missione della Chiesa negli ambienti digitali ha un significativo potenziale evangelizzatore, incarna perfettamente la Chiesa in uscita infatti può raggiungere le persone proprio nella realtà in cui si trovano. Tuttavia viene rilevato come vi sia ancora molto lavoro da fare per costruire quei ponti essenziali a raggiungere tutti. Il dominio digitale è un luogo di missione che offre opportunità per costruire connessioni tra diverse prospettive e comunità cristiane. Mossi dall’amore per Gesù, siamo incoraggiati a lavorare insieme su questioni comuni come la dignità umana, la giustizia e la responsabilità ambientale. La domanda «Chi è il tuo prossimo?» risuona nella nostra storia e nel contesto digitale, pertanto la chiamata a «samaritanare», a confortare e sollevare i feriti del mondo, e a non essere indifferenti alla realtà sociale, deve far parte della testimonianza di fede che siamo chiamati a offrire.
In questo quadro la sfida che abbiamo davanti è prima di tutto quella della polarizzazione. L’era digitale offre la possibilità di essere più connessi e disponibili ad accogliere gli altri, ma non sempre viene sfruttata per l’incontro. A ciò si aggiunge l’azione degli algoritmi di Internet, che favoriscono la polarizzazione premiando la polemica e il conflitto. Negli ambienti digitali c’è difficoltà di dialogo di fronte alla diversità di culture e pensieri, che favorisce divisioni, tensioni e critiche. C’è una mancanza di unità e gli scontri oscurano il Messaggio stesso.
Di fronte alle sfide che l’evangelizzatore digitale deve affrontare, coloro che hanno partecipato alla consultazione sinodale propongono la creazione di una pastorale specifica. Attraverso una struttura permanente, riconosciuta dai Vescovi, che dovrebbe promuovere spazi di ascolto, dialogo e collaborazione tra i missionari digitali e favorire lo scambio di iniziative missionarie. Dovrebbe inoltre disporre di risorse professionali, in sinergia con altre istituzioni.
Le problematiche del contesto culturale digitale richiedono una maggiore comprensione e di conseguenza un’adeguata formazione per affrontare le nuove forme di evangelizzazione digitale e per reagire all’aggressività e all’odio in rete. Anche in questo si potrebbe dunque concretizzare l’essere una Chiesa che accompagna il cammino del Popolo di Dio presente negli spazi digitali affinché questo possa vivere in modo profetico e missionario. L’essere Chiesa deve incoraggiare e promuovere i diversi doni e carismi che lo Spirito Santo suscita per rispondere alle sfide di oggi. Un accompagnamento che li aiuti a crescere e a svilupparsi positivamente e che sia anche capace di aiutare nei momenti di bisogno, di debolezza e di errore. Per realizzare tutto questo è importante uscire da forme precostituite e creare reti collaborative con persone influenti nelle realtà digitali. È necessario includere nel processo coloro che appartengono ad altre religioni o che non professano la fede, ma che collaborano a cause comuni a favore della dignità della persona umana.
Alla luce di quanto emerso ci sia permesso gioire del fatto che la nostra Diocesi abbia scelto di avere un servizio apposito, l’Apostolato Digitale appunto, che si propone parte di questi obbiettivi. Il lavoro non è concluso e le indicazioni sinodali permettono di focalizzarlo meglio, ma certamente è stato iniziato.
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